Non bastavano le varie
polemiche sull’emendamento D’Attorre che prevedeva di formulare la legge
elettorale soltanto per la camera e non per il senato, oppure la disputa sulle
preferenze. A creare ostacoli all’iter della legge elettorale ci si è messo
anche il problema della parità di genere.
Intendiamoci, è una battaglia
sacrosanta, che vede una vera e propria lotta di genere fra i parlamentari e le
parlamentari di tutti gli schieramenti politici.
Angelino Alfano apre ad una
soluzione, dicendosi favorevole ad una parità elettiva fra donne e uomini, ma,
aggiunge, se ciò dovesse compromettere l’intera legge elettorale ed il suo
percorso legislativo, farebbe un passo indietro.
Nei giorni precedenti alcune
parlamentari hanno scritto una lettera comune per sensibilizzare l’intero
parlamento sulla vicenda, e sull’importanza che ha un’effettiva parità di
genere. Si legge:
“Siamo
convinte che non sia possibile
varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la
presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all'articolo 3
e all'articolo 51 della Costituzione.”
E’ nato un movimento trasversale, che comprende
le donne di tutti i partiti. Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini,
ha affermato che se non sarà sciolto il nodo della parità di genere, questa
legge elettorale potrebbe farci fare un passo indietro, piuttosto che lanciarci
in un nuovo orizzonte politico.
Giovanni Toti anche apre al
confronto sulla questione, smentendo un atteggiamento assunto dai parlamentari
Forza Italia dei giorni precedenti. Di fatti continuano ad essere forti i
pressing a Berlusconi, molti parlamentari chiedono al cavaliere di mantenere
una posizione di rifiuto; tuttavia ciò potrebbe ritorcersi contro Forza Italia
dando forza agli altri schieramenti politici, compreso il PD di Renzi.
Anche il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha detto la sua, non prettamente sulla legge
elettorale, ma più in generale sul sessismo in politica che egli reputa un
“virus da estirpare”.
I partiti che hanno invece
preso in maniera chiara le distanze dal dibattito sono stati la Lega Nord e il
Movimento Cinque Stelle: il primo perché non avendo deputate donne non ha evidentemente
alcun interesse in merito alla questione, il secondo perché semplicemente non
si trova d’accordo con la proposta dell’emendamento.
Personalmente non sono
d’accordo con la proposta avanzata in parlamento. Il nocciolo del problema è
che arrivati nel 2014 nessuno dovrebbe mettere in discussione la parità di
genere; purtroppo invece è spesso sotto gli occhi di tutti quanto sia diseguale
il rapporto uomo-donna. E’ diventato dunque necessario e doveroso inserire la
parità di genere nella legge elettorale. Rimane, tuttavia, inaccettabile che
ancora si debba mettere per iscritto una cosa del genere. Inoltre,
paradossalmente, questa legge potrebbe rivolgersi contro la tanta amata e
richiesta democrazia (non che ora con la nuova legge si faccia un passo avanti
in questo senso), perché un politico non
dovrebbe entrare in parlamento soltanto in quanto avente l’organo femminile, ma
perché portatore di proprie idee e valori.
Quanto tempo passerà prima che
si arrivi al futuro?
Federico Sconocchia Pisoni -
@fedescony
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