martedì 4 marzo 2014

Il primo scoglio del governo Renzi: l'Italicum

La legge elettorale, il cosiddetto “Italicum” oggi inizia il suo iter processuale, partendo dalla camera. L’Italicum era nato dall’accordo fra Matteo Renzi (allora ancora soltanto segretario del PD) e Silvio Berlusconi (allora già condannato).
L’intesa sembrava d’acciaio, e nulla avrebbe potuto cambiare le sorti della legge elettorale.
Ma nella discussione che inizia oggi e terminerà fra tre giorni, già sono sorti dei problemi. I principali problemi sono nati dalla forza di maggioranza, sotto forma di emendamenti.
L’emendamento Lauricella propone di far entrare in vigore la riforma elettorale insieme alla riforma del senato. Naturalmente, tutto ciò non può giovare a Forza Italia, che vorrebbe andare il più presto possibile alle elezioni, senza aspettare tempo prezioso.
Invece una soluzione del genere farebbe molto comodo alla compagine del governo, che così potrebbe lavorare con più serenità facendo tranquillamente (ma allo stesso tempo in maniera veloce) quelle riforme strutturali utili per il paese.
Tutto ciò non può fare politicamente bene all’opposizione di centro-destra, che vede di buon’occhio la persona Renzi, ma non vuole andare incontro ad una batosta elettorale. E ovviamente più si allontana tale data e più le possibilità crescono.
Inutile ribadire quanto sia forte ora Matteo Renzi (con quasi il 60% di consenso popolare), che qualora riuscisse a fare ciò che ha intenzione di fare, vedrebbe accrescere tale percentuale progressivamente fino alle elezioni.
L’altro emendamento che sta creando tensione fra la maggioranza è l’emendamento D’Attorre. Il bersaniano propone infatti che la legge elettorale sia valida soltanto per un ramo del parlamento, quello della camera. Di fatti nel caso in cui l’emendamento D’Attorre venisse inserito nella legge elettorale, l’entrata a Palazzo Madama sarebbe regolata dall’ex legge elettorale, o per meglio dire da ciò che rimane dopo la decisione della Corte Costituzionale. Ovviamente al PD un sistema puramente proporzionale non sta bene, e dunque è implicita la riforma del bicameralismo.

La risposta di Forza Italia non si fa attendere. Brunetta afferma che una proposta del genere sarebbe incostituzionale, e comunque non pertinente ad un sistema che, ad ora, è di bicameralismo perfetto.
Si potrebbe essere d’accordo con Brunetta, non possiamo commettere lo stesso errore del Porcellum (anche se ho i miei dubbi circa l’”incostituzionalità”) ma ci sarebbe da chiedersi il perché Forza Italia non voglia una soluzione di questo tipo.
Di fatti nel pomeriggio arriva la smentita di Berlusconi, che si rende favorevole all'emendamento D’Attorre. In questo modo il cavaliere riesce di nuovo a rendersi garante delle riforme, e si porta il coltello dalla parte del manico. Avvicinandosi all'ex premier potremmo leggere i suoi pensieri: “Se Renzi non riesce a fare quello che vuole con la sua maggioranza, ci penso io, il vero elemento innovatore da vent'anni a questa parte”

Dunque Berlusconi sembra aver trovato la chiave di volta per prendere voti alle prossime elezioni: aiutare il suo discepolo Renzi per cambiare l’Italia.

L’alunno supererà il maestro?

Federico Sconocchia Pisoni - @fedescony

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