martedì 25 marzo 2014

Credere in Renzi per fermare Le Pen

Ieri il premier Matteo Renzi è stato al congresso sul nucleare all’Aja. Ma non si è discusso solo del problema del nucleare. Anzitutto il premier ha incassato l’endorsment del premier giapponese Abe, il quale a suo tempo era stato criticato in patria per un progetto di riforme radicale di portata simile a quello che ha in mente Renzi. Ma indubbiamente al centro del dibattito politico europeo non può che far scalpore e paura l’avanzata minacciosa del partito di estrema destra di Marine Le Pen, che ha registrato il 4,6% con il suo Front National. E’ un dato particolarmente significativo, visto che il suo partito era candidato in soli 600 dei 36000 comuni chiamati al voto (in percentuale si potrebbe dire che abbia preso il 27,6 %). Anche di questo ha parlato Renzi alla stampa, dicendo che se l’Europa non permetterà che i paesi (come l’Italia) crescano economicamente, l’esito non potrà che essere simile a quello avuto in Francia. Non ci si può fermare a discutere sullo “zero virgola qualcosa”: bisogna captare il sentimento delle persone e far capire loro che l’uscita dall’euro è la soluzione più dannosa alla crisi. Per poter far cambiare idea a costoro ci sono ancora due mesi di tempo, dopodiché forse sarà troppo tardi. Il premier ha aggiunto inoltre che c’è grande fiducia e curiosità verso l’Italia e le riforme che ha in cantiere, esortando inoltre gli italiani a smetterla con il “provincialismo”.  Premier che da oggi ufficialmente non è più sindaco della sua amata Firenze, città che ha votato ieri alle primarie per il candidato PD alle prossime amministrative. Come prevedibile ha vinto il braccio destro di Renzi Dario Nardella, con l’84% delle preferenze (complice però il breve periodo concesso per la campagna elettorale, fattore che ha indubbiamente favorito Nardella, che di suo aveva già il beneplacito di Renzi), battendo agevolmente Alessandro Lo Presti e Iacopo Ghelli. Nel frattempo ha parlato anche Squinzi. Il leader di Confindustria ha cercato di placare gli animi dopo le polemiche dei giorni scorsi (Renzi aveva snobbato Squinzi e la Camusso che avevano criticato il suo operato liquidandoli come “una strana coppia”) dicendo che “la contrapposizione che sta montando in questo momento è essenzialmente mediatica e non corrisponde alla nostra visione: posso garantire fin d’ora che saremo i sostenitori più leali del governo in attesa delle riforme e di vederle applicate. Se il governo Renzi sarà in grado di fare le riforme, troverà in noi i sostenitori più leali e decisi perché questo paese ha bisogno di riforme per ritrovare la crescita” Un copione già sentito qualche tempo fa, quando a recitarlo era però lo stesso premier, che in quel periodo era solito creare hashtag del tipo “#enricostaisereno”. Be’, in questo caso non mi stupirei se su un improbabile account Twitter di Squinzi trovassi scritto qualcosa come “#renzistaisereno”.

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