venerdì 27 maggio 2016

Il PD a Roma ce lo ha messo in culo

@FedeScony - Le elezioni amministrative si avvicinano, ed il 5 giugno la cittadinanza romana sarà chiamata a votare il proprio sindaco per il primo turno, che farà una scrematura fra i sei maggiori candidati: Raggi, Giachetti, Meloni, Marchini, Adinolfi, Fassina. Ne rimarranno solo due, parafrasando Highlander. Il candidato PD è Roberto Giachetti, passato da radicale, presente da vice-presidente della Camera dei Deputati, e futuro ancora incerto. 

Eppure quando si parla di Roma, e di elezioni a sindaco, il pensiero vola - almeno per me - al precedente primo cittadino, Ignazio Marino. Anch'esso, per chi se lo fosse scordato, del PD. Ad Ottobre, prima della fine della sua parabola discendente, avevo scritto un post sulla vicenda Marino. Una vicenda, a mio avviso, disgustosa, che aveva mostrato le debolezze intrinseche allo stesso partito di centrosinistra. Debolezze ma anche, lasciatemi passare il termine dato che di Roma si parla, 'infamate' nei confronti dell'ex chirurgo. 

Una delle prime minacce arrivate dai 'marziani' (ovvero i seguaci del sindaco Marino) fu di non votare più il Partito Democratico, con tanto di tessere strappate e bruciate. E alle primarie del PD questo dato si è fatto rilevante, visto il significativo calo di voti. 

Eppure il PD a Roma ce lo ha messo nel culo lo stesso. Perché? Il ragionamento è semplice. L'alta intellighenzia del partito conosce bene i propri elettori, e sa che sono comunque propensi a votare il meno peggio, pur otturandosi il naso e nascondendo la vista mentre appongono la 'x'. Questo per evitare che la propria città vada in mani poco sicure, o - oserei dire - manipolate dall'alto. E inevitabilmente, per i 'marziani', per coloro che hanno sostenuto il sindaco Marino durante tutte le sue vicissitudini, il 'meno peggio' risulta essere Giachetti, che guarda un po' il caso è il candidato PD. 

Perché sinceramente fra tutti i candidati sembra essere quello più 'eleggibile', ed il più prossimo all'idea di politica che quella parte di elettorato possiede. Ma quel che più conta è che il PD, ancora una volta, ce la ha messo nel culo.

@FedeScony


giovedì 19 maggio 2016

Chi adesso? - Ciao Marco Pannella

Marco Pannella si è spento. Marco Pannella, l'anziano uomo dalle mille battaglie, dalle mille risorse. Colui che non si è mai tirato indietro di fronte a niente, pur di sostenere le sue idee e di portarle avanti. Un dato, a poche ore dalla sua morte, è certo: di uomini così, politici per giunta, non ce ne sono molti. Sono anni che nel panorama italiano è venuto a mancare un ideale sostituto di Marco Pannella, unico è vero nel suo genere, ma che necessita di qualcuno che lo possa sostituire. C'è da dire che se nessun leader si è fatto avanti nell'ultima stagione politica è anche un po' colpa sua, accusato da più fronti di aver tarpato le ali a tutti i possibili nuovi protagonisti dei radicali, e più in generale dei diritti civili.


Una domanda sorge subito spontanea, subito dopo aver ricordato l'importanza di questo grande uomo: chi adesso? Che fine farà il Partito Radicale, da più parti riconosciuto ed immedesimato con la figura di Marco Pannella? Con la sua morte morirà anche lo stesso Partito Radicale? Esisteranno altri Pannella, Bonino, o quanto tempo bisognerà aspettare? Il Partito Radicale rimarrà davvero l'unica forza politica di orientamento liberale, liberista, libertario e antiproibizionista?

Se a lui, e voglio ricordare anche grazie al partito che lo ha sempre sorretto, dobbiamo l'acquisizione di tantissimi diritti civili, quali il divorzio e l'aborto, ora chi lotterà per garantire gli altri mille che sono rimasti chiusi nello scaffale della democrazia? Ultimamente abbiamo fatto un passo avanti con le Unioni Civili, certo ancora poco, ma qualcosa si è mosso. Il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere è invece, purtroppo, ancora fermo a vent'anni fa, e nessuno pare voglia avere il coraggio di fare qualcosa. 


Ma quello che più mi preme ricordare, è la forza rivoluzionaria di Marco Pannella e del Partito Radicale (ora Radicali Italiani). Una rivoluzione efficace, vera e genuina, portatrice di valori quali la libertà, l'uguaglianza, i diritti umani (contro l'ergastolo e la pena di morte), e per ultima, ma non ultima, la trasparenza (come testimonia la sua ultima battaglia sul diritto alla conoscenza). Parole spesso sentite in bocca ai politici ma mai applicate nella vita di tutti i giorni. Una rivoluzione vera, che spero qualcuno, o meglio ognuno di noi, abbia il coraggio di portare avanti anche dopo Pannella. 

Insomma, che non lo si ricordi solo come "quello dello sciopero della fame". Prendiamo spunto dalla sua intelligenza, riconosciamo i limiti di quello che è stato un uomo, come tutti noi, portiamo avanti i diritti che lo spirito democratico ed ugualitario ci ha insegnato, e lottiamo. Lottiamo.

lunedì 16 maggio 2016

La politica dei piccoli grandi passi - #UnioniCivili

Le ‪#‎UnioniCivili‬ sono legge. Ovviamente non la legge perfetta. Leggo che molti non sono soddisfatti, altri che "non diranno grazie". Certo, aspirare alla migliore legge possibile è lecito e giusto, ma intanto il percorso è stato avviato. Questo vuol dire che ora non è finalmente più possibile assistere a scene drammatiche di partner a cui è vietato entrare in ospedale perché "non sono nessuno nei confronti del malato". E questo è possibile per una volontà politica di una parte del parlamento, mentre altri hanno preferito, nella logica del "tutto e subito", rischiare che ciò per ora non accadesse. Quindi la lotta per i diritti non è certo finita qua, ma un grande passo avanti è stato fatto, e questo per tutti i progressisti ed amanti dei diritti è un fatto. Eistono dunque più ragioni per ritenersi soddisfatti che per lamentarsi.
P.s.: non allarmatevi ultra-cattolici. La ‪#‎stepchildadoption‬ non è ancora legge, i bimbi italici potranno continuare a crescere forti e pieni di valori, nella solida famiglia italiana, e continueranno con la loro integrità morale a far progredire il nostro grande paese.

Lettera Aperta al Movimento Cinque Stelle

Lettera aperta al Movimento Cinque Stelle.
Caro Movimento Cinque Stelle,
a fare un passo indietro non ci rimette nessuno. Mi spiego. Vi siete fatti portatori del più becero giustizialismo, quello che fu di Di Pietro e che venne portato avanti da giornalisti del calibro di Marco Travaglio. Al di là della questione in sé (e tralasciando quell'area da loggia massonica che si aggira intorno al misterioso "Staff di Beppe Grillo", che viene sempre più somigliando ad una multinazionale della politica), il discorso finisce sempre lì: giustizialisti o garantisti?
No perché mettiamoci d'accordo, ora Pizzarotti è sostato sospeso per un avviso di garanzia, ma solo ieri la candidata sindaco per Roma Capitale Virginia Raggi, parafrasando un concetto berlusconiano, affermava: "Gli avvisi di garanzia vengono usati contro di noi come manganelli".
Ora, poniamo il caso che, come ogni amministratore che si rispetti, il buon Federico Pizzarotti in realtà ne esca innocente. Questo può darsi non accada, ma può darsi anche di sì. Ebbene, in questo caso, se lui fosse rimasto fedele ai principi del partito e si fosse dimesso, avrebbe perso anni preziosi per potere cambiare la città che amministra.
E questo perché nel vostro Movimento, di contraddizioni con la Costituzione e con la forma di vita democratico-repubbicana, ce ne sono, eccome! Partendo dalla presunta e costituzionalmente errata (nonché dal mio punto di vista fallace) esaltazione della democrazia diretta, si arriva dritti dritti ad un punto cruciale della vita democratica di un paese, ovvero la divisione fra potere politico e giudiziario.
Purtroppo il nostro paese, e la nostra gente (che spesso non brilla per intelligenza politica e non riesce a distinguere e barcamenarsi nel caos politico) ha ancora in mente gli scontri nel ventennio berlusconiano. Ma il tutto è, felicemente (?), rientrato secondo i piano previsti dalla Costituzione (un caso su tutti, la bocciatura del Lodo Alfano). Ma quello che è certo è che sì, un avviso di garanzia non può significare caduta di un'amministrazione.
Il lavoro va fatto prima, cosa che nel vostro movimento non accade, non essendo possibile esserci una pre-selezione dei candidati. E no, inutile crogiolarsi né nelle disavventure altrui (altri partiti non brillano certo per trasparenza ed onestà talvolta) né nel voto del "popolo", che non ha la capacità di fare una pre-selezione di candidati, non essendo tutti giuristi o giornalisti d'inchiesta.
Insomma, caro Movimento Cinque Stelle, a cambiare non ci vuole niente, ed ad essere un po' più coerenti con la realtà e la Carta fondamentale. Ma so che in realtà un problema c'è: cadrebbe l'unica (e secondo me stupida ed inutile) "differenza" con gli altri. La gente si chiederebbe perché mai votare un partito uguale agli altri?
E allora divertitevi a combattere ed eliminare anni di lavoro nelle amministrazioni comunali per un avviso di garanzia, che probabilmente, alla fine si rivelerà una normale regola di procedura.
Con affetto,
un cretino