martedì 25 febbraio 2014

La fiducina Renzi

Renzi ieri ha incassato la fiducia. Più che fiducia, fiducina. 169 sì contro 139 no. Letta, dopo l'uscita dalla maggioranza di Forza Italia, aveva avuto quattro voti in più.

Ma Renzi è fiducioso, e pronto: 



Ok il Senato, adesso la Camera. Poi si inizia a lavorare sul serio.Domani scuole, lavoratori,imprenditori,sindaci a Treviso.

 questo il suo ultimo tweet.


Quello che doveva chiarire, lo ha chiarito subito nel suo discorso. Non è andato alle elezioni, dice, perché con la legge elettorale formulata dalla corte costituzionale, si sarebbe tornati ad una situazione di stallo, e ciò non era ammissibile in una situazione drammatica come la nostra. Renzi risponde anche ai Cinque Stelle, dicendo loro che il PD non si è mai tirato indietro quando ci sono state le elezioni, e anzi, come dimostrano le ultime regionali, spesso le ha vinte. 

Già da qui si intuisce che non è stato un discorso "istituzionale", bensì si avvicinava più ad un comizio elettorale. Come al solito ha attaccato i grillini, ma ha attaccato anche il "palazzo", che lui ha sempre combattuto (sebbene ora per lui sia più difficile attaccare un'istituzione di cui fa parte).

Il secondo punto del suo programma tocca l'Europa. 



Nella tradizione europeista sta la parte migliore dell'Italia

 Renzi auspica che in un futuro prossimo l'Italia sia a capo politicamente dell'Europa. E' sempre più evidente che sia ormai un comizio elettorale. Spesso si scaglia contro i suoi avversari politici, il Movimento Cinque Stelle, prendendo posizioni esattamente all'opposto di quelle prese dai grillini, e spesso li prende anche in giro. E' vero, lui ora è "passato dall'altra parte" ma è l'unico che ha avuto il coraggio di sporcarsi le mani, mentre i grillini hanno avuto paura. 

Più che chiedere la fiducia, ha elencato punto per punto le cose che vuole fare, quasi non tenendo conto della maggioranza che ha. A dire la verità, un po' ne ha dovuto tener conto, per esempio sulla giustizia, dove è stato piuttosto vago. Ha parlato molto da sindaco, dei problemi della giustizia che più toccano la gente da vicino, citando molti esempi concreti, come è nel suo stile, ma non è andato al nocciolo della questione.
Perché sì, agli occhi della gente sembra che il suo governo sia più una sorta di consiglio comunale, dove i ministri diventano assessori, ma la linea la decide sostanzialmente e soltanto il leader, il sindaco, il premier. Non possiamo sapere quanto possa essere efficace questo metodo, forse potrebbe funzionare, forse no, ma è chiaro che abbia scelto delle persone alquanto anonime, e quasi prive di personalità (o almeno con molta meno personalità rispetto ai ministri del recente passato). Viene da pensare che le abbia scelte quasi come prestanome.

Ha toccato poi molti altri temi, che direttamente od indirettamente già sappiamo, quali scuola, riforme, pubblica amministrazione (vuole fissare un tempo determinato per i dirigenti nella PA). Sostanzialmente non ha aggiunto molto di nuovo.


Quello che mi viene da dire, è che nel suo discorso-comizio, non ha mai strizzato l'occhio al Senato, ha fatto capire chiaramente che le cose che ha deciso di fare le farà e basta, senza mezzi termini, e qualora gli venisse impedito, saranno loro a vedersela con gli italiani. E' ovvio pensare che Renzi voglia passare da martire alla fine di questa sua esperienza. E paradossalmente un suo fallimento potrebbe garantire una vittoria alle prossime elezioni.


Ma anche quando si sbaglia, bisogna sbagliare bene.


Federico Sconocchia Pisoni





P.S.: Ieri a "Speciale Ballarò" Scalfaro ha fatto outing, sostenendo che Renzi ha silurato Letta nel momento in cui stava cominciando a far vedere qualcosa di positivo. Sarà vero? Non sarà vero? Il dubbio sorge, ovviamente, e farebbe di Renzi un politico "vecchio stile".

2 commenti:

  1. Bella analisi! Però a me un premier che non parla ai parlamentari ma alla gente mi piace di più. E piace anche al direttore di Avvenire che oggi lo scrive in prima pagina. E sono anche d'accordo con quel simpaticone di Sallusti sul fatto che non scoprire le carte davanti al Senato è stato uno degli obiettivi che si era prefisso ieri Renzi. Non trovo corretto poi concludere che Renzi voglia, male che vada, fare la figura del martire. Ha detto tutt'altro, e cioè che se fallirà sarà solo colpa sua e non di chi gli impedirà di governare. Per quanto riguarda l'outing di Scalfaro, lascerei perdere. Il fatto che il verboso Eugenio non sostenga Renzi mi pare ovvio ed è un altro punto a favore dell'ex-sindaco di Firenze. Abbracci, zio Fabio

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    1. Be', non poteva certo dire che vuole fare la fine del martire, ma la sensazione è quella. E forse è anche inevitabile, purtroppo. Lui lo sa bene, spera di potercela fare, ma male che vada...

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