mercoledì 26 febbraio 2014

Finalmente Premier

E' fatta: Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio dei Ministri. Prima di tutto, vorrei ricordare un po' di numeri e date sul personaggio.
Nato a Firenze nel 1975, nel 1999 diventa segretario provinciale del Partito Popolare Italiano, a 24 anni. Nel 2004 diventa presidente della provincia di Firenze, a 29 anni. Nel 2009 diventa sindaco di Firenze, a 34 anni, nel 2013 segretario del Partito Democratico, e nel 2014, il più giovane premier d'Italia, a 39 anni. 

La giornata di ieri non è stata facile per Matteo Renzi, che ha dovuto ripetere il discorso per la fiducia alla camera, tenendo conto delle accortezze, suggeritegli sotto forma di aspre critiche, dalle opposizioni, ma anche dalla maggioranza. La disinvoltura del personaggio non è piaciuta al palazzo, alla casta, ma neanche ai giornali, che hanno marcato l'accento sulla mano in tasca, o su altri atteggiamenti poco convenzionali. Ma lui non poteva certo esprimersi come si esprimevano altri premier del passato. Già è tanto che sia arrivato fino a lì in quel modo, ora non può tradirsi subito improvvisamente dopo che per anni si è considerato il "rottamatore". 
Durante il discorso (che ha fatto a braccio, senza nulla o ben poco di scritto), non si è riservato di fare battute sul Movimento Cinque Stelle, ma ha anche voluto aprire ai pentastellati, con lo scambio di bigliettini fatto con Di Maio, in cui, sostanzialmente, Renzi cercava ancora una volta di aprire una porta, di costruire un ponte con i grillini, i quali però non hanno, ovviamente, accettato. E anzi, come c'era da aspettarsi (e come sapeva benissimo Renzi) hanno pubblicato tutto online. 
Ancora una volta hanno fatto il gioco del segretario democratico, che è passato ai più come colui che effettivamente vuole fare quelle riforme fondamentali per il paese con l'aiuto di tutti, non solo di Berlusconi, e tenendo conto delle critiche di tutti. Ma allo stesso tempo fa passare il messaggio che è impossibile fare ciò per l'arroccamento ingiustificato dei grillini che non si capisce bene a che gioco stiano giocando.
Ovvero, si capisce alla perfezione il loro gioco, spingere fino alla disperazione il paese per poter governare, ma credo (anzi, spero) che con Renzi ciò non potrà accadere. Perché checché se ne dica, Renzi rimane sempre il rottamatore, o meglio, colui che si pone contro il palazzo, contro la lentezza della politica, e da sindaco vuole, e deve, aiutare la gente. Il lavoro sarà arduo, ma se si comporterà come si è sempre comportato, se non finirà questa sua spinta propulsiva verso il cambiamento, be', probabilmente nei prossimi anni assisteremo ad un ennesimo ventennio di protagonismo. 
Non so dirvi se sarà positivo o meno, o almeno, quanti lo reputeranno positivo e quanti no (salvo che appunto accada, ovviamente), ma c'è un'alta probabilità che la storia vada verso quella direzione.

Nella giornata di ieri molti commentatori hanno detto che i veri protagonisti sono stati Bersani e Letta, i due sconfitti, applauditi dal palazzo (soprattutto Bersani, ma non perché riconosciuto in quanto "casta", piuttosto credo per il fatto di essere tornato dopo il preoccupante intervento a cui si è dovuto sottoporre al cervello). Altri si sono lamentati con Renzi per aver parlato troppo ai telespettatori a casa e poco ai deputati lì presenti (come era successo nel discorso al senato), ed è vero, ma è proprio quello che voleva fare il fiorentino. 

A Ballarò ieri sera, Floris intervistando Renzi, ha chiesto al neo-premier se ci si sarebbe più fidati della sua persona, dopo la vicenda degli hashtag "#enricostaisereno" et similia. Renzi si è detto certo che nel futuro prossimo verrà resa nota la storia che ha portato lui a diventare premier, perché, afferma, qualcuno ha spinto sull'acceleratore affinché destituisse Letta e diventasse premier. Non so se essere particolarmente preoccupato da questo fatto o prenderla più alla leggera, perché letta in questa maniera potrebbe davvero significare di tutto. Potrebbe avere ragione Grillo riguardo le lobby al potere (e questo si collegherebbe all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che in america un po' di problemi collegati alle lobby di potere li sta portando), come potrebbe essere semplicemente un atto di responsabilità visto lo stallo del governo, che non riusciva più a fare nulla. Ma probabilmente la verità è un'altra: in questo momento sono parecchio preoccupato, perché forse in questi giorni più che mai si stanno decidendo le sorti di questo paese, riguardo varie tematiche, politica, potere, europa. Ricordo che se Renzi fallirà in questa sua esperienza, probabilmente non ci saranno più ostacoli non solo per i cinque stelle, ma anche e soprattutto per l'anti-europeismo. E se i legami con l'Europa diverranno sempre più fragili -o peggio porteranno ad una clamorosa, quanto credo improbabile, uscita dalla zona euro- allora saranno veramente guai. Questo potrebbe essere il vero motivo per cui Renzi ha spinto l'acceleratore, evitare cioè che il 25 maggio le forze anti-europeiste dilaghino. Purtroppo nessuno di noi ha la palla di vetro, e tocca stare alla finestra ad aspettare che il tempo ci porti informazioni sul passato.

Ma forse sarà troppo tardi.

Federico Sconocchia Pisoni.

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