sabato 22 febbraio 2014

Pier Carlo Padoan, il "neo-keynesiano"

Pier Carlo Padoan è stato nominato Ministro dell'Economia del Governo Renzi. La prima domanda che giornalisti, radio, cittadini (i più interessati) e web si son fatti è stata: scelto da Renzi o da Napolitano?

E via congetture varie, grillini impazziti che non vedevano l'ora di proclamare il "Napolitano III". Sì, forse (molto più di un forse visto che Renzi e Padoan non si sono neanche mai visti, dunque non si conoscono), è stato scelto da Napolitano, che ultimamente ci azzecca parecchio con i tecnici all'economia.


Però no, Padoan non è un tecnico. Ha lavorato con D'Alema, Amato, e quindi ha anche una formazione politica... e che formazione.


Ma tralasciando queste inutili congetture, che cosa ha in mente di fare il neo-ministro Padoan?



Il neo-keynesiano


John Maynard Keynes è il principe dell'economia del dopoguerra, e fermo oppositore dell'economia classica che aveva portato al disastro economico del 1929. Sostanzialmente affermava, prove alla mano, che il libero mercato non era in grado di ritrovare l'equilibrio da solo (a quanto pare tale lezione dagli anni '80 a questa parte non è stata imparata: meglio guadagnare subito, a chi importa che fra qualche anno saremo dei morti di fame? Piatto ricco mi ci ficco)


Dagli anni '60, però, le teorie keynesiane (riprese anche dal buon vecchio zio Benito) sono state abbandonate, e dopo la debacle del tatcherismo tornate di moda, con le giuste differenze.



E in tutto ciò Padoan?


Padoan, a detta di molti, è considerato un neo-keynesiano. Ma in cosa consiste questa sua "fede"? Quali sono le sue proposte?



  • Abbassare il costo del lavoroE' qualcosa di cui tutti stanno discutendo da sempre, ma nessuno, come da buona tradizione italiana, ha mai cambiato. Un passo decisivo per rilanciare l'economia è abbattere il cuneo fiscale, ovvero la differenza fra quanto il dipendente costa all'impresa e quanto guadagna di salario netto (in parole povere, abbassare le imposte sul lavoro). 
  • Più concorrenza. Prerogativa è quella di togliere le barriere "nazionali" che impediscono la liberalizzazione (e quindi secondo un'ottica liberista e non certo keynesiana) per creare un mercato più efficiente. Come appena detto, questa sembra essere una prerogativa più liberista, thatcheriana, che keynesiana.
  • Privatizzazione del pubblico. E qui è chiaro il legame con Renzi (noto Blairiano). Padoan ha in mente di privatizzare il settore pubblico per, come esplicitato nel punto precedente, creare più concorrenza, aumentare la produttività e rendere tutti più felici (guarda se mi devo trovare d'accordo con Grillo...)
  • Patrimoniale. Sì, è favorevole ad una patrimoniale. Ma inutile dire che non verrà fatta una patrimoniale in questo governo, possiamo starne certi.

Rileggendo i punti posso trovarmi d'accordo quando si intende abbattere il cuneo fiscale, ma non basta solo quello per rilanciare un'economia malsana quale è quella nostrana. L'argomento delle liberalizzazioni è sempre stato controverso, e male gestito, ed è additato come causa principale della crisi del 2008, dunque una strada non percorribile. 

Le tesi che sono state completamente rigettate sono quelle della decrescita. Si tende sempre e comunque a creare più offerta di moneta, a dare più soldi alla gente, ad incrementare il PIL. Perché? Non è stato abbastanza chiaro che in un mondo sempre più democratico (e con questo intendo dire sempre più indirizzato ad una uguaglianza sociale mondiale) come si sta dimostrando dappertutto (Grecia, Brasile e ultimamente Ucraina), non si può più puntare alla ricchezza (che porta necessariamente ad una disuguaglianza sociale, che potrà essere in un primo momento bassa, ma che poi si amplierà sempre più)?


No, evidentemente non è chiaro.



Federico Sconocchia Pisoni

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