lunedì 24 febbraio 2014

Twitter Renzi. Renzi attraverso i tweet.

Che Renzi sia giovane, è fuor di dubbio. E che usi twitter, oltre che essere un segno distintivo anche della sua generazione, non è una novità. Dunque ho deciso di analizzare questi scarsi dieci giorni che hanno segnato l'ascesa del giovane ex-sindaco di Firenze attraverso i suoi tweet.


Questo è il tweet che Matteo Renzi ha lanciato in rete dopo il voto della direzione PD che ha costretto alle dimissioni Enrico Letta. Per gli amanti del passato, questo tweet non può che ricordare le parole di D'Alema, "un paese normale", il D'Alema tanto disprezzato da Renzi, nella prima fase "rottamatrice".
D'Alema nel 1995 scrisse un libro (assieme a Gianni Cuperlo) in cui descriveva il suo anno da segretario del PdS, che a suo modo era anche un manifesto, un manifesto della sinistra un po' atipico. Di fatti le parole chiave erano "tranquillità" "sicurezza" "normalità" "stabilità", un gergo non molto familiare alla sinistra pre-1989 (e che, possiamo affermarlo con tranquillità, non sarebbe piaciuto a chi la sinistra l'ha inventata, Karl Marx).
D'Alema si scagliava in quel periodo contro il "nuovismo" a tutti i costi, auspicando un'Italia, appunto, normale, affermando che "Il vero cambiamento e' quello che ha radici, e un legame, con il passato".

Renzi, almeno a parole, rappresenta totalmente il contrario, e in quel tweet esprime tutta la sua vena innovatrice. Almeno nell'uso dell'hashtag.


Questo è il famoso tweet dopo l'altrettanto famoso quarto d'ora di intenso dialogo fra Renzi e Grillo, durante le consultazioni. Dell'avvenimento ne ho già parlato qui, ma, come mi sono ripromesso. oggi intendo analizzare il tweet in sé. 
E' uno dei tweet più politici mai scritti da Renzi, che, senza mezzi termini, punta all'elettorato deluso dai cinque stelle. Ma d'altronde non era una novità, e Grillo gli ha forse servito, con quell'appuntamento streaming, l'assist del secolo. 
Li considera amici i "nemici", una mossa per lui usuale. Spesso ha difeso la sua politica di cercare di prendere i voti degli avversari (come si dovrebbe fare in politica, del resto), andando severamente contro chi la pensasse in maniera differente, andando contro la "superbia" della sinistra.
Infine, da considerare è l'ultima frase "vi prometto che cambieremo l'Italia, anche per voi". Nulla di nuovo, ma in queste poche parole è insita tutta la supponenza (genuina? Non genuina?) del leader toscano, che è certo, come sono certi i suoi conterranei, di poter fare un ottimo lavoro in questa sua esperienza romana.
Ai posteri l'ardua sentenza.


Eccolo qui il primo tweet da premier (ancora in cerca della fiducia). Una sorta di ringraziamento a chi gli è stato sempre vicino. Renzi non nasconde la difficoltà del compito, ma allo stesso tempo è sicuro di potercela fare, come? Come nel primo tweet, con la semplicità. Non mi ci sono soffermato abbastanza prima, ma questo è il termine che più può contraddistinguere l'operato renziano. Spesso lo abbiamo sentito parlare di semplicità: semplificare la burocrazia, semplificare il dibattito politico, e via discorrendo. 
C'è anche una buona iniezione di fiducia, "ce la faremo" dice, e perché? Perché siamo l'Italia, semplicemente (verrebbe da dire). 
Il tweet in sé è di una semplicità e banalità quasi mostruosa, un tweet che riesce a far capire, non dicendo nulla di "politico", che lui le idee ce le ha chiare, sa come cambiare il paese e lo farà. Uno dei punti di forza di Matteo Renzi, la comunicazione.














Non c'è molto da aggiungere a questo tweet. Per l'ennesima volta ricorre il termine "semplice" nella forma avverbiale. Non me la sento di dire che è un modo per puntare al cuore della gente, scosso ancora dalla vicende dei due marò. E' la prima volta da premier che introduce uno dei punti del suo governo: liberare i marò. Facendo, semplicemente, di tutto. Ma servirà fare soltanto "semplicemente" di tutto? Forse le cose sono un po' più complicate di come appaiono.




L'ultimo tweet che andrò ad analizzare è questo, in cui Renzi ci dice che sta lavorando con il suo amico Delrio ai dossier (chissà quali poi). Questa volta non c'è spazio per la semplicità, ma soltanto con metodo, come se tutti i politici arrivati fino ad ora (da vent'anni a questa a parte, almeno) avessero sbagliato soltanto perché avevano sbagliato il metodo. Una visione verrebbe da dire Comtiana, positivista. Se si azzecca il metodo, si risolvono i problemi, la questione è tutta lì. 
"Concretezza da sindaci". Finalmente esplicita il perché della sua supponenza, e spiega la "semplicità" che aveva contraddistinto i suoi tweet precedenti. Secondo un semplice sillogismo, i sindaci stanno vicino alla gente e riescono a risolvere i problemi, io sono sindaco (come Delrio), io risolvo i problemi. Sì, questo può essere giusto, ma io che abito a Roma vedo che i sindaci (almeno quelli delle grandi città) difficilmente riescono a risolvere i problemi. Ma non perché non ne abbiano voglia (spesso è stato così), ma semplicemente, perché la realtà è più complessa di quanto la si voglia vedere.
E allora, caro Renzi, basta "annunci spot", e al lavoro. Con metodo, semplicità e concretezza da sindaci.

E che Dio ce la mandi buona.


Federico Sconocchia Pisoni

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